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L'Ucraina è uno stato dell’Europa Orientale in cui risiedono circa 46 milioni di abitanti. È un Paese post-sovietico, diventato indipendente nel 1991. Nonostante la protratta crisi nei settori di economia e politica, l'Ucraina rafforza le sue posizioni sul mercato mondiale di anno in anno, particolarmente, sul mercato Europeo.
L’Accordo di Associazione tra l’Unione Europea e Ucraina è un trattato internazionale volto ad approfondire l'integrazione tra Ucraina e Unione Europea nel campo della politica, del commercio, della cultura e della sicurezza. La procedura di ratifica da parte di tutte le parti dell'Accordo è terminata l'11 luglio 2017, punto di partenza per rafforzare le relazioni reciproche tra i paesi.
Nonostante ciò, le norme ucraine rimangono diverse da quelle europee. Allo stato attuale, grazie alla firma di questo Accordo, le aziende ucraine hanno l'opportunità di entrare in modo più agevole nel mercato europeo.
Tuttavia, ci sono difficoltà nella sfera legale e nella stesura di tutta la documentazione necessaria, aspetti cui lo Studio Legale de Capoa può offrire molteplici soluzioni.
Lo Studio Legale de Capoa & Partners, grazie alla sua ultratrentennale esperienza nell’ambito del diritto internazionale nonché agli stretti rapporti di collaborazione che intrattiene con qualificati professionisti locali ed ai collaboratori interni madrelingua, può offrire agli imprenditori interessati una consulenza rapida, efficiente e perfettamente consapevole della complessità della realtà giuridico-economico tunisina.
In Ucraina il contratto di agenzia è normato dall’art. 295 del Codice (della normativa) Domestica Ucraina (in breve CDU), che lo definisce come un’attività imprenditoriale la quale si sostanzia nello svolgimento da parte dell’agente in nome, nell’interesse, a spese e sotto la direzione di un altro soggetto (il c.d. principale o il preponente) dell’attività di mediazione commerciale. Secondo il diritto ucraino, il ruolo dell’agente può essere svolto indifferentemente da persona fisica o giuridica, purché le funzioni da esso espletate trovino il loro fondamento in un contratto di agenzia e consistano nella mediazione commerciale. Ne consegue che, nell’ordinamento ucraino, il contratto di agenzia disciplina i rapporti tra l’agente e il preponente, ove le parti di detto contratto assumono la qualifica di soggetti imprenditoriali.
Quanto all’oggetto del contratto di agenzia, la legge ucraina precisa che i servizi offerti dall’agente a favore del preponente constano nella stipulazione degli accordi/contratti o nel favorire la loro conclusione e, comunque, si deve trattare di attività concrete e fattive, svolte in nome e a spese del preponente.
Da qui discende, dunque, una bipartizione del contratto di agenzia in due fattispecie: da un lato, quello maggiormente diffuso, avente ad oggetto la conclusione di accordi commerciali, dall’altro, quello volto a fornire una serie di attività e servizi affinché la stipulazione del contratto/accordo si concretizzi. Per il contratto di agenzia l’ordinamento ucraino richiede espressamente la forma scritta ed elenca una serie di requisiti a pena di nullità tra cui, a titolo esemplificativo, le competenze e le funzioni specifiche dell’agente, la durata del contratto, la misura del compenso ed altri, nonché le penali applicabili in caso di inadempimento.
Nella redazione del contratto di agenzia è consigliabile definire il territorio limitatamente al quale l’agente svolge la propria attività. In assenza di specifiche previsioni contrattuali con il riferimento al territorio di competenza, si presume che l’agente operari entro i confini dello Stato ucraino.
Ai sensi della legge ucraina l’agente ha l’obbligo di periodica rendicontazione delle attività svolte. Inoltre, l’agente deve espletare personalmente le funzioni attribuitegli e non può delegare ad altri l’attività. Il contratto di agenzia termina per volontà delle parti ed altre ipotesi espressamente previste dalla legge locale. Tenuto conto delle tutele giuridiche riservate dalla legge ucraina alla figura dell’agente, nella redazione del contratto di agenzia si suggerisce di valutare con cautela la legge applicabile.
Il contratto di distribuzione, pur non essendo espressamente disciplinato dalla legge ucraina, è particolarmente diffuso nelle relazioni commerciali che vedono coinvolti operatori ed imprenditori ucraini. In virtù del principio dell’autonomia contrattuale delle parti enucleato dagli artt. 6-8 del Codice Civile Ucraino, che riconosce alle parti la possibilità di stipulare contratti non tipizzati dalla legge (c.d. contratti tipici o nominati), le parti possono quindi concludere un contratto di distribuzione.
Inoltre, la legge ucraina consente alle parti di attribuire valore giuridicamente vincolante alla consuetudine consolidata nei rapporti commerciali nazionali ed internazionali.
Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi dall’Ucraina per uniformare alcuni istituti giuridici propri degli ordinamenti stranieri, al fine di favorire un maggiore scambio di beni e servizi, è ancora prematuro sostenere una perfetta coesione di concetti giuridici ed istituiti in concreto applicati.
Ne discende che il contratto di distribuzione in Ucraina, non avendo una disciplina propria, tende ad essere assoggettato ad una serie di leggi quali quelle in materia della concorrenza, della tutela dei consumatori, della tutela della proprietà intellettuale e della pubblicità. Va precisato che qualora uno dei contraenti sia un cittadino straniero al contratto di distribuzione si applica la norma di diritto internazionale privato ucraina.
In ossequio alle norme di diritto internazionale privato ucraino, quando uno dei contraenti è un cittadino ucraino o una persona giuridica avente sede sul territorio dell’Ucraina, a prescindere dalla legge applicabile e dal luogo in cui sia stato stipulato, il contratto deve avere forma scritta.
In Ucraina il contratto di franchising è entrato recentemente a fare parte delle pratiche commerciali. Ai sensi dell’art. 1115 del Codice Civile Ucraino in virtù del contratto di franchising una parte (“pravovladelez” alias franchisee) concede all’altra parte (“polsovatel” – franchisor), dietro a un corrispettivo, il diritto di utilizzo in conformità alle precise indicazioni dell’insieme di diritti appartenenti al primo con finalità produttive o di vendita di beni o di servizi.
La definizione puntuale della fattispecie contrattuale è prevista dall’art. 366 del codice delle norme domestiche ucraine, ove il contratto di franchising presuppone che una parte si obblighi a concedere all’altra, per un determinato periodo, il diritto di utilizzare nell’attività imprenditoriale del franchisor i diritti appartenenti al franchisee, mentre il franchisor si obbliga ad osservare e rispettare le condizioni di utilizzo imposte e di corrispondere al franchisee il corrispettivo pattuito.
L’oggetto del contratto di franchising può essere costituito da un marchio, dal know-how aziendale, da segreti industriali, dalla denominazione, da un’invenzione e da altri beni immateriali.
L’art. 1118 codice civile ucraino per il contratto di franchising esige, a pena di nullità, la forma scritta. Inoltre, tale contratto deve essere registrato presso la medesima Istituzione che ha provveduto alla registrazione del diritto concesso in franchising. Qualora il franchisee sia un soggetto straniero, la registrazione del contratto dovrà essere effettuata presso l’Istituzione presso la quale è stato originariamente registrato lo stesso franchisor.
La norma colloca tra i requisiti essenziali del contratto di franchising: la conclusione dell’accordo avente ad oggetto il diritto di utilizzo di beni identificati, il trasferimento da parte del franchisor del potere di utilizzo del diritto concesso, la patrimonialità dell’utilizzo.
Il codice civile ucraino definisce espressamente i doveri e gli obblighi del franchisor e del franchisee. Va precisato che il franchisee risponde in via sussidiaria per eventuali pretese avanzate nei confronti del franchisor.
Nell’ipotesi in cui il franchisor si possa qualificare come produttore, il franchisee è solidalmente responsabile in caso di prodotto difettoso, ma conserva il diritto di regresso nei confronti del franchisor. Tuttavia, il consumatore o fruitore del servizio può azionare un giudizio direttamente nei confronti del franchisee solo qualora il franchisor si sia rifiutato di risarcire tale danno.
Le modifiche al contratto di distribuzione secondo il diritto ucraino sono ammesse per espresso consenso delle parti. Ogni modifica apportata al contratto di franchising richiede una nuova registrazione del contratto modificato.
Le operazioni di importazione ed esportazione in Ucraina sono soggette a varie tasse quali i dazi doganali e l’IVA. In alcuni casi si può avere applicazione di accise particolari e/o la richiesta di altri pagamenti relativi al rilascio di licenze e all’approvazione dell’etichettatura dei prodotti. I dazi doganali e gli articoli per i quali si applicano sono soggetti a cambiamenti solo in conformità alle decisioni del Parlamento ucraino.
L’UCFEA (Ukrainian Classification of Foreign Economic Activities) è basata sul Harmonized Commodity Description and Coding System (1996) e sulla EC Combined Nomenclature (2000) ed è il sistema di classificazione doganale attualmente in uso. L’UCFEA serve da base per calcolare le tariffe doganali del Paese.
I dazi d’importazione sono calcolati secondo le Tariffe Doganali Unificate dell’Ucraina sulla base del sistema armonizzato e vengono calcolati in percentuale del valore doganale delle merci e di altri beni, per singola unità (di merce o di prodotto) oppure per un certo numero di unità. Per alcuni tipi di merci e gruppi merceologici sono in vigore dei dazi doganali speciali, quali le imposizioni speciali, di compensazione, antidumping e quelle di importazione ed esportazione stagionale. I dazi doganali devono essere pagati in valuta ucraina, la Grivna.
L’IVA è del 20% calcolata sul valore dei beni all’uscita doganale, ovvero il valore CIF più i dazi doganali ed accise. L’IVA deve essere pagata al momento in cui sono pagati i dazi doganali e le altre tasse ad un’aliquota stabilita in base al valore doganale dei beni. Oltre all’IVA e ai dazi doganali in conformità alle Tariffe Doganali Unificate c’è un ulteriore tassa doganale sul valore doganale delle merci. Tale tassa addizionale nel 2017 è stata abbassata dallo 0,2% allo 0,15%. La tassa addizionale ha un limite massimo di 1.000 USD. Un’ulteriore accisa si applica ai beni di lusso importati in Ucraina quali metalli preziosi, bevande alcoliche e tabacchi. È richiesto che gli importatori, specialmente quelli che trattano prodotti di lusso, siano sempre al corrente delle ultime norme che disciplinano i particolari prodotti di cui si occupano. In genere, la documentazione richiesta in dogana sono i certificati di origine dei prodotti o macchinari e la fattura commerciale.
I dazi d’importazione vengono applicati in misura parziale o piena a seconda del Paese di provenienza delle merci. Il regime agevolato viene concesso in particolare a quei paesi o gruppi di paesi maggiormente attivi in qualità di partner commerciali in Ucraina.
Secondo l’Articolo VII della Law of Ukraine on Foreign Economic Activity, lo schema delle tariffe in Ucraina include tre tipi di dazi import a seconda del Paese di provenienza delle merci:
Dopo essere diventata membro della World Trade Organization nel 2008, l’Ucraina ha applicato nuovi e ridotti tassi MFN per tutte le merci che hanno origine da Paesi membri della WTO. Al di là di far parte del WTO l’Italia gode di un regime agevolato come Most Favored Nation essendo uno dei Paesi maggiormente attivi come partner commerciali dell'Ucraina.
Ai fini doganali, il valore, in conformità all’articolo 259 del Codice Doganale ucraino, è definito come il valore indicato dal dichiarante (si tratta di solito di quello riportato nella fattura di acquisto, c.d. “valore di transazione”) o determinato dalle dogane in base a criteri di determinazione alternativi a quello del valore di transazione. La tariffa doganale ucraina comprende più di 11.000 voci, la maggior parte delle quali è soggetta a dazi ad valorem, mentre una percentuale minima (circa il 6%) viene colpita da dazi specifici o misti. Questi ultimi, in particolare, si applicano soprattutto ai prodotti agricoli importati, in specie a quelli che fanno concorrenza a beni prodotti all’interno del Paese. Per fare un esempio sull’olio di semi di girasole è applicato un dazio del 30% e sullo zucchero del 50%, rispetto ad una media generale dell’11.5% dei dazi doganali dei prodotti agricoli. Relativamente ai prodotti industriali, l’aliquota daziaria media è del 4,91%, e quindi anche per quanto riguarda il materiale elettrico/elettronico dovremmo essere intorno a questi valori, fatta salva l’applicazione dei regimi preferenziali da verificarsi in relazione alla specifica tipologia dei beni e la loro provenienza.
Il dazio doganale applicato dall’Unione Europa varia a seconda del tipo di bene importato ed è calcolato in base al suo valore contenuto nella dichiarazione del venditore che solitamente corrisponde alla fattura inviata con il prodotto. Se viene effettuato un controllo e l'impiegato della Dogana dovesse rilevare una non corrispondenza tra quanto pagato e il valore della merce, questa sarà rivalutata e il dazio verrà calcolato sulla nuova valutazione. Questa procedura è a discrezione del doganiere, si basa su valutazioni presunte. La scelta dei colli che vengono aperti per verificare il contenuto avviene casualmente.
In ogni caso, la tassa doganale viene calcolata sul valore della merce comprensiva di spese di spedizione. Se queste non sono indicate viene, anche in questo caso, calcolato sulla base di un valore presunto.
Nelle spedizioni con destinazione l'Unione Europea il dazio applicato corrisponde alla Tariffa Integrata Comunitaria (TARIC). Il TARIC viene calcolata in percentuale secondo le tabelle merceologiche introdotte dal Reg. (CEE) n. 2658/87 alla prima dogana di ingresso nell'Unione. Purtroppo, per poter calcolare il TARIC occorre il codice merce specifico per il bene che si intende importare. Diversamente non è possibile calcolare con precisione i dazi data la molteplicità delle voci e le differenti qualificazioni d’uso. Per fare un esempio banale, l’importazione di una lavastoviglie ad uso familiare è sottoposta ad un dazio del 2,7%, mentre se è importata per altri usi è sottoposta ad un dazio dell’1,7%. Qualora non fosse disponibile il codice merce sarebbe utile avere una minima descrizione del bene o dell’uso che si intende farne.
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